La famiglia di fronte alla disabilità: verso l’accettazione
Accettare la disabilità di un figlio o di una figlia è un processo che richiede un lavoro personale e familiare lungo e faticoso, un percorso che conduce ad una consapevolezza indispensabile per affrontare le difficoltà ma anche le conquiste quotidiane.
Il momento della diagnosi non coincide necessariamente con il momento della presa di coscienza. Un genitore di fronte alla disabilità può assumere atteggiamenti e vivere stati d’animo diversi e inaspettati. Al di là della gravità della disabilità, la presa di coscienza di una situazione così delicata richiede una forza emotiva che non sempre si acquisisce in poco tempo o in corrispondenza della diagnosi.
Genitorialità e disabilità: come offrire un supporto?
Che si tratti di una disabilità presente sin dalla nascita o che si presenti in un momento successivo, ci sono due livelli su cui si basa l’accettazione: il processo di accettazione del disabile e quello del genitore. Lavorare sul secondo significa aprire la strada al primo: cosa vuol dire? Offrire un supporto al genitore e accompagnarlo verso la consapevolezza delle difficoltà ma anche delle conquiste da raggiungere, degli aspetti positivi e gestibili della disabilità, significa costruire delle solidi basi affinché anche il disabile stesso possa vivere diversamente la sua particolare condizione fisica, in modo più positivo, e facilitarne così l’accettazione. Un professionista offre il proprio supporto riferendosi ad ogni componente della famiglia affinché sia possibile non solo una presa di coscienza, ma in modo tale da costruire terreno fertile in cui promuovere e accrescere le potenzialità evolutive del disabile.
Disabilità “invisibile” e stress famigliare
Spesso la natura “invisibile” della disabilità, priva cioè di evidenze fisiche, aumenta la possibilità per il genitore di essere immediatamente consci della situazione, avendo ripercussioni anche a livello sociale. Rappresentando la sfera sociale e il sostegno sociale elemento fondamentale della vita genitoriale e coniugale, spesso la coppia si trova ad affrontare sentimenti di vergogna e stress cronico che possono diventare pericolosi, compromettendo il rapporto con il figlio o la figlia disabile e limitandone la crescita psicologica. Per questo motivo, un membro più esterno alla coppia genitoriale, come nonni o zii, possono diventare parte attiva del processo di accettazione segnalando il problema e invitando i genitori a intraprendere un percorso terapeutico con l’aiuto di professionisti competenti. Un rifiuto della realtà rispetto alla condizione di disabilità può essere nocivo per un genitore quanto per il figlio.
Esistono quindi “strumenti” o modalità per favorire l’accettazione? Accettare un evento eversivo significa far fronte alle proprie fragilità e arrivare a scoprire nuovi scopi verso cui orientarsi. Compito del professionista è quello di indirizzare il genitore ad accogliere gli aspetti positivi della disabilità e accompagnare verso nuovi traguardi, quotidiani o a lungo raggio. Obiettivo di un intervento educativo di questo tipo può riguardare un sostegno:
• nella riorganizzazione delle priorità;
• nell’orientare la famiglia verso nuovi scopi;
• nel valorizzare la relazione genitore-figlio;
• favorire l’inserimento sociale;
• acquisizione di nuove regole di comportamento famigliare che possano facilitare le dinamiche quotidiane.
Le difficoltà di adattamento di un genitore possono avere ripercussioni non solo sulla quotidianità del disabile, ma anche sugli eventi futuri e sulla sfera sociale. Affrontare le conseguenze emotive e contrastare la fase di rifiuto è il primo passo su cui lavorare. Uno dei punti fondamentali per un professionista è, infatti, il supporto all’accettazione: accettare i sentimento negativi come rabbia e frustrazione, ma anche rappresentare un supporto competente nell’elaborazione della realtà, favorendo la crescita di capacità adattive migliorando la qualità della famiglia per intero.
Disabilità in famiglia: percorsi e interventi
I percorsi che possono essere attuati riguardano diversi aspetti della vita di un disabile:
• aiutare il disabile nel rapporto con le figure genitoriali e parentali;
• valorizzare la relazione genitore-figlio, indirizzando verso nuove modalità comportamentali;
• coinvolgere il disabile in attività sociali, di tempo libero e scolastiche;
• favorire rapporti della persona con strutture sociali, sanitarie o sportive.
Il raggiungimento di una buona qualità della vita famigliare e sociale è quindi l’obiettivo di un professionista che venga coinvolto in un percorso terapeutico. Nella consapevolezza che ogni percorso sia da adeguare alla gravità della disabilità in questione, il genitore così come il disabile deve essere accompagnato e dotato di strumenti necessari allo svolgimento delle normali attività quotidiane e sociali, attraverso un processo mirato che aiuti a vivere una vita ricca e piena di significato.